martedì 18 giugno 2013

Gli oleoliti

Ciao belle!
Prima di mostrarvi i miei oleoliti


e spiegarvi le loro proprietà e i loro molteplici utilizzi, credo sia giusto partire dalla teoria.
Qui di seguito, troverete informazioni che ho carpito nella rete qualche tempo fa, e che mi ero segnata prima di iniziare a produrre alcuni oleoliti.
Vista la brutta abitudine di segnare le cose senza scrivere da dove le ho prese, non ricordo esattamente i siti da cui ho prelevato questa sorta di riassunto... Chiedo venia!!!

Cos'è un oleolito
Un oleolito è un macerato oleoso di una o più piante fresche o essiccate.
La maggior parte dei composti presenti nelle piante, infatti, è liposolubile, cioè estraibile attraverso un olio vegetale (ma possono essere anche estraibili in acqua o in alcool o glicerina).
Gli oleoliti sono dei prodotti ottimi per sfruttare al massimo tutte le sostanze che la natura ci offre, perché possono durare nel tempo mantenendo intatte le loro proprietà e perché sono facilmente realizzabili e con poca spesa.
I principi attivi contenuti negli oleoliti li rendono ideali, non solo come olii da massaggio, ma anche come ingredienti per unguenti, creme corpo o viso ed altro.

Che pianta si usa
La scelta della pianta (chiamata droga) è fondamentale per fare un buon oleolito. Innanzitutto, dobbiamo essere sicuri che la pianta abbia dei principi attivi utili ai nostri scopi, e che essi siano liposolubili.

Dopodiché, è importante scegliere se utilizzare una pianta fresca o essiccata. Spesso si tende ad usare la pianta secca, perché in questo modo si evita il problema dell'acqua (presente naturalmente nelle piante fresche), che tende a dar problemi di conservazione dell'olio, facendolo irrancidire velocemente. Ci sono, però, alcuni casi in cui è necessario usare piante fresche (come per gli oleoliti di Iperico, di Melissa o di Arnica).
Prima di scegliere quale pianta utilizzare, è quindi preferibile informarsi e documentarsi attentamente, sia per conoscere le varie proprietà, sia per sapere se ci sono eventuali problemi di utilizzo a livello topico (es: l'olio di arnica non dovrebbe essere usato su pelli sensibili).

 
Come scegliere l'olio più adatto
Quando si pensa di fare un oleolito, ci si domanda sempre quale sia l'olio più indicato. In realtà, non c'è una regola generale: si può scegliere un qualsiasi olio vegetale, purché sia biologico ed ottenuto da spremitura a freddo. Per il resto, la scelta è prettamente soggettiva, legata ai gusti propri e della propria pelle, soprattutto in base all'utilizzo che poi se ne intende fare.

  • Olio extravergine di oliva (Olea Europaea Oil): da sempre usato nella tradizione, sufficientemente resistente all'ossidazione, ha però un odore piuttosto marcato, pur avendo grandi proprietà cosmetiche (funzionalità protettiva, antirughe e seborestitutiva, contro l'invecchiamento cutaneo). Ottimo per realizzare oleoliti grazie all'elevata quantità di tocoferoli presenti che sono antiossidanti e garantiscono al prodotto una buona conservazione.
  • Olio di Mandorle dolci (Prunus amygdalus dulcis): è un olio leggero ma nutriente e soprattutto economico, ideale per fare gli oleoliti. Usato da sempre per le sue proprietà emollienti, presenta spiccate proprietà nutrienti, eudermiche ed elasticizzanti cutanee.Ha l'unico difetto di emanare un forte odore acre quando irrancidisce.
  •  Olio di Jojoba (Simmondsia chinensis) : non è un olio, ma una cera liquida. Questa caratteristica lo rende altamente assorbibile dalla pelle perché, essendo molto simile al sebo umano, penetra più in profondità rispetto agli altri oli. E' ricco di antiossidanti naturali ed è, perciò, altamente resistente all’irrancidimento. Idratante, nutriente e tonificante, non è irritante sulla cute, non è comedogenico, né induce reazioni di sensibilizzazione cutanea.  
  • Olio di Girasole (Helianthus annuus): olio molto simile alle all'olio di mandorle dolci, ma leggermente più resistente all'ossidazione, o meglio , è meno maleodorante quando irrancidisce. Ricco di vitamina E, è estremamnete economico e leggero. 
  • Olio di Riso (Oryza Sativa Bran Oil): possiede ottime proprietà emollienti e restitutive. Ricco di steroli e gamma orizanolo, ha una maggiore resistenza all'ossidazione e, comunque, c'è anche una certa quantità di tocoferolo che lo preserva. In virtù della presenza del gamma orizanolo, poi, l’olio di riso vanta un'attività protettiva nei confronti del foto-invecchiamento cutaneo. Risulta quindi particolarmente adatto alla formulazione di cosmetici per pelli secche, nei preparati anti-età, nei prodotti emollienti e rigeneranti e nei prodotti destinati ai bambini. E' molto consigliato ed economico. 
  • altri oli vegetali: la natura ci offre, inoltre, altri oli molto buoni e utili per la nostra epidermide: Olio di nocciolo di albicocca (ricco e nutriente, ideale per pelli secche e/o mature), Olio di Rosa Mosqueta (simile a quello di albicocca, ma più nobile e costoso, ha elevati livelli di acido linoleico, linolenico e oleico e vitamina C, oltre a piccole quantità di acido trans-retinoico che insieme stimolano la rigenerazione dei tessuti), Olio di Sesamo (ideale per pelli grasse), ecc..
    N.B.: alcuni di questi oli hanno una caratteristica particolare... il loro odore può alterare, a seconda dei casi, il profumo naturale di alcuni oleoliti...
Ovviamente,è possibile utilizzare qualsiasi olio voi desideriate, io ne ho solo citati una piccola parte.

Come si prepara un oleolito
Per preparare un oleolito non esistono ricette precise e standard: basta possedere qualche pianta (fresca o essiccata, fiori o foglie o radici, a seconda del tipo) ed un po' di olio vegetale biologico spremuto a freddo.

Prendere un barattolo di vetro con chiusura ermetica pulito e asciutto, sterilizzarlo con un po' di alcool alimentare e riempirlo di droga. Prendere la bottiglia dell'olio e coprire interamente la pianta, in modo che nessuna parte di essa fuoriesca dall'olio.
A questo punto, si possono seguire procedure diverse, anche in base alla pianta utilizzata:

1) Digestione tradizionale
È il metodo più lungo, ma anche quello più sicuro per la buona riuscita dell'oleolito.

Una volta preparato il tutto, si lascia a riposare per 40 giorni circa in un luogo buio ed asciutto (ad esempio, nello sportello di un mobile, come faccio io).
Almeno 2 volte a settimana bisogna agitare il recipiente o prendere un cucchiaio pulito e asciutto (precedentemente sterilizzato con alcool alimentare) e mescolare. Ricordarsi di richiudere bene il recipiente.

Questo metodo è perfetto per le piante già secche, ma può essere adattato anche a quelle fresche con un piccolo accorgimento: basta inserire nel barattolo, per prima cosa, un pezzo di garza/lino/tulle contenente un bel cucchiaio di sale grosso, chiuso ben stretto. In questo modo, il sale assorbirà l'acqua in eccesso che si andrà a depositare sul fondo, senza però rilasciare sapidità all'olio né sciogliersi, visto che non è facilmente liposolubile (lo diventa solo ad alte temperature). Non ho ancora sperimentato questa tecnica del sale per le piante fresche, ma ho letto online che funziona benissimo.

2) Digestione tradizionale con evaporazione
Questa procedura è una variante della precedente. Può essere utilizzata per le piante fresche, che contengono ancora molta acqua, perché assicura la corretta evaporazione della stessa. La differenza con il metodo precedente sta nel fatto che il barattolo non va chiuso ermeticamente, ma lasciato aperto, coperto da un panno di lino o da una garza (fissati magari con un elastico al collo del barattolo), così da permettere l'evaporazione dell'acqua, impedendo alla polvere o ad altre impurità di entrare. In questo caso, il tempo di macerazione è di circa 30 giorni.
Es.: Oleolito di carote


3) Digestione "a calore" solare
È un metodo che richiede una certa attenzione. Si riempie il contenitore con droga e olio, poi al posto di metterlo al buio lo si lascia al sole (di giorno) e al buio appena il sole non raggiunge più la postazione di macerazione. In questo caso, il recipiente dovrebbe essere di vetro scuro o, al massimo, è possibile coprirlo con della carta alluminio, in modo che il sole non vada a contatto diretto con l'olio. Questo metodo richiede 15-20 giorni circa, perchè attraverso il calore del sole l'estrazione dei principi vegetali avviene con maggior rapidità. È, però, più rischioso per la salute del nostro oleolito, in quanto il sole/calore velocizza il processo di ossidazione dell'olio, che tenderà quindi ad irrancidire con velocità.
È meglio evitare questa tecnica se si hanno a disposizione piante fresche.

4) Digestione "a calore" a bagnomaria
È il metodo più sbrigativo di tutti e permette di realizzare un oleolito in poche ore. Si mettono olio e pianta in una pentola e la si immerge per 3 ore circa a bagnomaria in acqua calda, meglio se a fuoco lentissimo. Per ottenere un oleolito più ricco, ripetere più volte l'operazione con della nuova droga.

Dopo che la macerazione è avvenuta, per ottenere un oleolito limpido e di facile utilizzo, è necessario passare al filtraggio il preparato.
Bisogna filtrare l'olio due volte:
- appena la digestione è terminata, prendere un vasetto asciutto e pulito e, dopo aver sterilizzato con alcool alimentare tutto gli strumenti da utilizzare, passare l'oleolito in un colino e travasarlo nel barattolo pulito.



È importante pressare bene la pianta per far uscire più olio possibile (quello sarà l'olio migliore, più ricco di principi attivi).
Dopo aver strizzato bene il tutto, chiudere il barattolo e metterlo di nuovo a riposo per 1 o 2 giorni. Dopodiché, si passa al secondo filtraggio.
- prelevare il barattolo dalla sua postazione e filtrare nuovamente il contenuto, ma questa volta utilizzando un panno pulito di lino o una garza come filtro, in modo da raccogliere tutte le impurità presenti.



Se sul fondo del barattolo si è depositata un po' d'acqua, fare attenzione a non filtrarla (magari tenete da parte quell'olio ed utilizzatelo nel giro di pochi giorni).
A questo punto, è possibile travasare l'oleolito nel suo contenitore definitivo, possibilmente di vetro scuro.
L'oleolito è pronto.
Se volete, potete aggiungere al vostro oleolito qualche goccia di tocoferolo (vitamina E), come antiossidante. In alternativa, è possibile aggiungere un po' di olio di jojoba o un rametto di rosmarino  (che, però, darà al vostro oleolito un odore molto forte).
Non è comunque necessario aggiungere un antiossidante... Se il vostro oleolito è stato fatto correttamente e se lo conserverete bene, si manterrà inalterato per più di un anno.
Un metodo semplice per capire se un oleolito è ancora buono è l'odore. Se il suo profumo/odore tende a svanire o a virare a cattivi odori, vuol dire che si sta rovinando.
Per il momento, questo è tutto!
A presto care!!!
Kiss kiss



3 commenti:

  1. Ciao! Com'è interessante questo post sugli oleoliti! Anch'io adoro farli e poi li uso soprattutto per fare le creme, anche per quella all'ossido di zinco per il pannolino! ;-)
    A presto.
    Michela
    www.creareregali.blogspot.it

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    1. Ciao!!! Pure io li uso nelle creme, ma quella all'ossido di zinco non l'ho mai fatta!!! Diciamo che mio figlio non si irrita mai... Ho quella della BioVera per lui e credo che quando la getterò (perché scaduta) ci sarà ancora prodotto!!! Quando sta bene preferisco non usare alcun tipo di crema! ^_^

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  2. Ciao eli!!! Con questo post ho trovato la risposta alla domanda che ho fatto prima sul gruppo!!;) baciii :***

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